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      Dice Giorgio:
      - Che! i' nun son matto: matto siete voi che nun credete nemmanco a' vostr'occhi. Ma i' v'invito voi e il padrone per domani a vienire a desinare da me; vo' resterete contenti, nun vi dubitate.
      Anco il padrone 'gli era incuriosito di questa novità, e però assiem con il fattore andette il giorno doppo a casa del su' contadino per istarci a desinare: ma all'ora solita che si mangia nun si vedeva nulla ammannito; in cucina spento il foco, la tavola insenza tovaglia e insenz'apparecchio, di pietanze e di vino nemmanco l'ombra; sicché il padrone cominciava a bufonchiare che il contadino avessi volsuto canzonarlo; il contadino però a grugno tosto nun se n'addeva, e quando gli parse picchiò le nocche delle dita sul coperchio della su' scatola e subbito la voce disse:
      - Comandi! - e apparirno i du' omoni.
      Scrama il padrone:
      - Ohé! Giorgio, che te ha' messo su servitori?
      Nun s'ha da andar tanto per le lunghe; Giorgio gli diede al padrone e al fattore un desinare isbalorditoio, che se non creporno dal troppo mangiare e bere, vole dire che propio loro aveano il buzzo lastico.
      Quando furno al caffè, che nun bastò per levargli i fumi del vino, dice il padrone:
      - Vedi, Giorgio: questa scatola me la poteresti regalare o almanco vendere. Mi farebbe comido. Del bene te sai quanto i' te n'ho fatto ne' tempi passi e quanto i' te n'ho volsuto; e però sarebbe giusto che te mi ricompensassi con questa scatola. E poi te nun ci perdi niente; te la po' sempre addoperare a tu' piacimento, e 'n casa mia sarà più meglio custodita.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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