Pagina (391/665)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Deccola qui; 'gli è di fora simile a quell'altra.
      Giorgio ringraziò per bene la bona signora e doppo se n'andiede diviato dal su' padrone, e con delle scuse lui tanto almanaccò, che gli rinuscì il baratto di niscosto e il su' padrone nun s'accorgette propio di nulla; poi riviense a casa con la su' scatola ricuperata, fece i su' fagotti e assieme a' figlioli fuggì tanto lontano, che di lui nun ne seppano più né puzzo né bruciaticcio.
      Infrattanto il padrone per una gran festa volse fare un invito di signore e signori, d'amichi e cognoscenti, e con l'idea di sbalordirgli con una sorpresa da ricavarci un onore smenso. Al giorno fissato la gente pianava tutta la casa del padrone; ma [297] sona mezzodì, sona il tocco, sonan le due, nun si vedeva nimo a ammannire la mensa, e tutti quasimente si struggevano dalla fame.
      - Ma che sia un celia? - dicevano infra di loro quelle persone, e il padrone in un canto se la rideva, perché lui sapeva che la scatola miracolosa poteva in un momento apparecchiare da Re.
      Quando gli parse il tempo, il padrone sbatté le nocche delle dita in sul coperchio della scatola; ma in scambio della solita voce: "Comandi!" sbucorno fora du' ominacci con un bastone per uno che cominciorno a menar giù a refe nero; chi si sbatacchiava di qui, chi si sbatacchiava di là, le signore con le gambe all'eria, tutti macoli e pesti, e urli che pareva il giorno del giudizio; il padrone n'ebbe più di tutti e il fracascìo delle botte nun ismesse insin che a lui nun gli viense in capo di riserrare la scatola con una manata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665