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      Dunque arriscaldala, custodiscila, e che non gli manchi nulla. Ha' tu 'nteso? Nun esser tanto allocco.
      - Nun ti dubitare, - disse il Mattarugiolo, - che alla mamma ci penso io.
      Quando dunque 'l Savio se ne fu ito via, il Mattarugiolo s'accorgette che la su' mamma sbatteva i denti dal gran freddo che lei aveva. Lo credo, guà! faceva in que' giorni un asprore che 'l vino diacciava ne' bicchieri.
      - Mamma! - dice 'l Mattarugiolo, - vo' ate freddo, i' lo veggo. Ma aspettate un po' ch'i' vi scaldo subbito ben bene.
      Piglia delle fascine 'l Mattarugiolo e arroventisce il forno, poi ci accomida dientro una sieda e ci mette lì accoccolata per forza quella poera sciaurata di vecchia, sicché in un attimo 'gli era stecchita e mostrava tutti i denti: ma 'l Mattarugiolo allegro sbatteva le mane:
      - Vo' ridete, eh! mamma. Che bel caldo che c'è costì, nun è egli vero? Vi garb'egli il mi' trovato?
      In quel mentre, deccoti arritorna 'l Savio:
      - Addov'è la mamma? Che n'ha' tu fatto? L'ha' tu custodita e scaldata com'i' ti dissi?
      - Eccome! - dice il Mattarugiolo.
      - Vieni a vedi s'i' ho ubbidito a tu' mo'
      E 'n quel frattempo te lo mena dinanzi al forno. A quello spettacolo il Savio mancò poco che nun cascassi morto per le terre dal gran dispiacere; dapprima rimanette come ismemoriato, e poi a un tratto scramò:
      - Oh! assassino, mammalucco, imbecille! Tu ha' morto tu' madre!
      E lì a urlare e a strapparsi i capelli per la disperazione; poi, datosi un picchio in nel capo, disse:
      - Ma no, l'imbecille son io, ch'i' t'ho lasso la mamma a custodire; la colpa 'gli è tutta mia.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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