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      Gli accoglimenti al figliolo del Re gli vienivano da tutt'addua, però le parti le faceva la ragazza, perché Testa di Bufala nun si volse far ma' vedere per nun impaurirlo con la su' bruttezza.
      Dunque la ragazza lo serviva di tutto punto e gli coceva anco da mangiare, e quando una volta gli ammannì una frittura di pescio, lui si riscosse in nel vedere il su' operato: perché la ragazza, doppo messo l'olio nella padella e che l'olio bolliva, ci ficcò dientro le mane a dita stese e deccoti nuscirno fritti dieci pesci d'oro.
      Insomma, il giovanotto nun trovava la via d'andarsene e la ragazza 'gli era contenta che lui stasse lì a tienergli compagnia, e finirno con innamorarsi. Ci voleva poco a 'ndovinarlo!
      Dice il figliolo del Re:
      - Bella ragazza! Vo' mi garbate troppo per tutt'i conti, e se nun dite di no, i' vi sposo.
      Arrispose la ragazza:
      - Da me di no nun lo dico, ma prima i' vo' sentir la mamma.
      - Oh! - disse Testa di Bufala, - accomidati a tu' piacimento, e se tu vo' lassarmi, lassami pure. Arricòrdati però di nun essere 'ngrata. L'aducazione i' te l'ho data io, e te ha' trovo marito insenza gli ammattimenti di fare all'amore per dimolti anni, come 'gli accade all'altre [312] ragazze. Pòrtati dunque bene e fa' il dover tuo quando te sarà' sposa. Te ha' 'nteso.
      Avuto il permesso accosì da Testa di Bufala, il figliolo del Re se n'andiede con la promessa di arritornare fra otto giorni a pigliar la su' sposa assieme alla Corte, le donne e i cavaglieri e le carrozze reali; la sposa in quel mentre si preparò tutto il corredo con l'aiuto di Testa di Bufala, e 'gli era un corredo da Regina.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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