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      Il Re propio aveva perso il capo, perché a lui i tre regali de' fratelli gli parseno tre cose necessarie e che disseparati perdevano il su' merito; sicché da ultimo almanaccò un rimedio. Dice:
      - Bene! fate il gioco della balestra, e chi tira più lontano pigli la mi' figliola per isposa, e finimogli accosì questi contrasti.
      Al comando del Re viense subbito ammannito ano strebbiaccio per il gioco della balestra, e alla presenzia del popolo i tre fratelli si mettiedano alla prova. Tira il primo, e va col su' ferro auzzo dimolto lontano; tira il secondo, e va più lontano del primo; tira il più piccino, e il ferro gli andette tanto ma' lontano per il bosco, che a nimo rinuscì vedere in dove fusse [339] cascato.
      Il giovanotto, per paura che nascessi qualche altro scangeo se il ferro nun si ritrovava, corse a cercarlo, e in nel frucare per le macchiole e per i botri, a un tratto gli manca il terreno sotto a' piedi, e giù! 'nsino al fondo d'una buca, che a svoltar gli occhi per l'insù si durava fatica a scoprire un brindello di cielo; e in quel mentre che lui si sforzava di rampicarsi, abbeneché un po' sfracasciato e sbalordito, alle roccie per rivienire all'aperto, deccoti gli apparirno un Mago smisurato che steva 'n guardia del sotterraneo, e un branco di Fate giovani, una più bella dell'altra.
      Loro insenza tanti discorsi presano il Principe e lo menorno con seco a un palazzo maraviglioso, e con grande amore e grazia gli feciano de' medicamenti, gli diedano da ristorarsi e gli assegnorno una cammera e un letto, addove ugni notte una Fata gli tieneva compagnia.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Mago Principe Fata