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      Dice:
      - Che ha' tu? Siemo alle solite? Nun ti sgomentare, ch'i' t'insegno il modo di rubbarlo il pappagallo. Compera della pasta reale e dagliela a quell'uccello, e vederai che subbito lui viene con teco.
      Dunque Orlandino fece accosì, e doppo comperata la pasta reale, come quell'altre volte si niscose 'n casa dell'Orco, e quando sentette che tutti gli erano a letto addormiti, andiede in verso il pappagallo per pigliarlo; ma il pappagallo cominciò a sbatter l'alie e a bociare:
      - Padrone, corrite, Orlandino mi porta via, padrone, corrite.
      Dice Orlandino:
      - Sta' zitto, babbaleo, che se vieni con meco ti campo sempre a pasta reale; - e in quel mentre gliene diede una manata, e il pappagallo abbonito si lassò menare dal Re.
      L'Orco però a male brighe sveglio se n'accorgette del rubbamento e corse alla finestra, e urlò:
      - Orlandino!
      E Orlandino:
      - Chene?
      - Quando ci torni? - domanda l'Orco.
      E quell'altro:
      - Un giorno dell'anno, ma nun so quando, - e se ne va.
      Se il Re fu allegro in nel vedere il pappagallo parlante, i servitori si mangiavano 'l core, e volsano perfidiare nell'apporre a Orlandino un'altra vantazione. Dissano al Re, che lui protendeva di rubbare all'Orco il cavallo, un cavallo fiero e che l'Orco soltanto poteva toccarlo dientro la stalla.
      Dunque, nun ci fu versi di smontarlo il Re dall'idea che Orlandino avess'a menargli vivo il cavallo dell'Orco; sicché daccapo [346] bisognò che per la listessa via il poer'Orlandino ritornassi 'n nel ristio di farsi mangiare tutt'un boccone.
      Per su' sorte il Vecchino solito gli diede le su' 'struzioni e gli disse:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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