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      E lassamolo pure arritornarsene a casa a battibeccarsi con la su' moglie, tutt'allegra e contenta di questa bell'azione. Ora si ragiona della Rosina.
      A bruzzolo la Rosina si scionnò, ma rimané in nel vedersi insenza la mana e tutta grondante di sangue, che più a [352] moversi gli verciava giù dalle vene; e poi la strada per rivienire a casa nun gli rinuscì trovarla come quell'altre volte, perché il panico l'avevan beccato gli uccelli.
      Dunque, disperata e mezza svienuta dal sangue perso, dalla fame e dalla sete, si buttò 'n ginocchioni a singhiozzare, e diceva:
      - Mi sta bene! È il gastigo del mi' delitto, per quel gran peccato della mamma ch'i' ho morta per dar retta a quella birbona di matrigna. I' me lo merito, sì, di morire qui sola e dibandonata. Sia fatta la volontà del Signore.
      Ma in quel mentre che la Rosina piagneva a quel mo' pentita del male fatto, abbeneché 'nsenza su' colpa, perché lei era troppo creatura innocente per cognoscerlo a quel tempo il male dal bene, deccoti gli apparì dinanzi a lei una Vecchina garbosa e linda che tieneva un pianerino infilziate in un braccio.
      Dice:
      - Che ha' tu, bambinuccia?
      - Oh! nonna, - lei arrispose, - i' ho un gran delitto addosso. La matrigna prima che sposass'il mi' babbo mi mettiede su perché ammazzassi la mi' poera mamma, e ora nun m'ha volsuta più 'n casa e m'ha concio accosì. I' piango per questo, e la mi' brama è di morire.
      Dice la Vecchina:
      - Nun ti sgomentare, bambinuccia! Te fa' bene a pensarci sempre al tu' peccato; è segno di bon core e di pentimento.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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