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      - Oh! poerino. Il Re dicerto 'gli è ammattito.
      Corse a que' rumori anco la Rosina, e 'n sulle prime stevan cheti alle su' domande; ma poi bisognò pure che glielo manifestassen il volere del Re su' marito.
      Dice la Rosina:
      - Mi sta bene! È il mi' merito per quel peccato commesso d'aver morto la mi' mamma. Dunque al comando del Re io 'ntendo d'ubbidire, abbeneché nun sia giusto. Di me fatene pure quel che lui comanda.
      Doppo pensato un bel pezzo, il fratello del Re delibberò che la Rosina fusse serrata in una cassa assieme a' bambini con delle robbe da mangiare e da bere per undici mesi, e accosì la buttassin dientro il mare; poi, per inganno del popolo, fece fare tre fantocci di cera, e 'n mezzo della piazza gli fece bruciare di notte, e bandì che quelli erano la Rosina e i su' figlioli, tutti condannati a quel gastigo per ordine 'spresso del Re. Il pubblico piagneva e urlava al brutto spettacolo, ma nun furno arditi di mettersi in ribillione, perché c'era dimolti soldati a guardare la piazza; e siccome al Re gli spedirno il postiglione per fargli assapere che al su' scritto gli avevano ubbidito, la Regina vecchia al solito scambiò la lettera e gli diede a intendere, che la Rosina era fuggita via co' su' orrendi mostri e che nun si cognosceva per dove; sicché dunque il Re dalla gran passione nun volse più ritornarsene al su' Regno e rimanette 'n quella città vinta battagliando.
      E lassamelo pur lì e venghiamo alla Rosina, che navica serrata in nella cassa, dove vedeva un po' di sole per du' finestrine che c'erano, perché lei potessi almanco respirare.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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