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      Passò dunque dell'altro tempo, e la Rosina studiava in che mo' nuscire dalle su' pene, quando la Vecchia del bosco gli si presentò e gli disse:
      - Sai, Rosina? Il Re forastiero va via tra quindici giorni, e prima dà la lemosina alla gente che vadia a chiedergliela a udienza. Mandaci anco i tu' bambini.
      La Rosina subbito vestiede perbene le du' creature, e il giorno dell'udienza fece che loro si presentassino al Re, e a male brighe che il Re gli vedde, scramò:
      - Che be' bambini? Di chi sono questi du' biondi?
      E i bambini a scherzare, a saltargli addosso, [357] e da ultimo gli portorno via una moneta dalla ciotola che lui tieneva sul tavolino e fuggirno più lesti del vento; e il Re rideva dall'allegria.
      La domenica doppo il Re daccapo dava la lemosina, e anco i bambini della Rosina ci viensano, ma con ordine di nun pigliar nulla, sicché il Re gli disse:
      - Me lo dite, bambini, di chi siete, ché oggi nun volete nulla da me?
      Arrispose il maggiore:
      - Lei è il mi' babbo, lo dice la mamma.
      E il più piccino:
      - Lei è il mi' babbo, la mamma l'ha detto.
      Scrama il Re:
      - Che siete un po' matti, i mi' bambini? Chi v'ha 'nsegno a parlare accosì?
      E quelli daccapo:
      - Lei è il mi' babbo, la mamma lo dice.
      - Lei è il mi' babbo, la mamma l'ha detto.
      E doppo se n'andorno di corsa. Il Re però diede ordine che il su' fidato camberieri gli seguitassi a gambe; e difatto successe che lui gli raggiugnette 'n sulla porta di casa.
      I bambini si messano attraverso e urlavano:
      - Ci piglia la mamma! ci piglia la mamma! - sicché viense la Rosina a vedere quel che era successo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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