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      Ma se lei nun l'accetta il mi' anello accosì, i' glielo do 'n scambio d'un bacio su un ginocchio 'gnudo.
      Scrama la Marchese:
      - A questo patto i' nun vo' nulla.
      - E allora l'anello i' lo tiengo per me, e 'nsenza un bacio su un ginocchio 'gnudo lei nun lo pole più avere, - disse il Carbonaio, e prendette l'uscio per andarsene.
      La Marchese se ne struggeva di possederlo il diamante, e la camberiera che se n'accorgé, dice:
      - Tiri via, padrona, che male c'è egli a forsi baciare un ginocchio 'gnudo? Io per una simile rarità me gli lassere' baciare tuttadua.
      - Ma se lo viengono a risapere? - dice la Marchese.
      E la camberiera:
      - Che! è 'mpossibile. Nun si saperà che [418] io e lei.
      Insomma, la Marchese prendette il diamante doppo che il Carbonaio gli ebbe baciato un ginocchio 'gnudo.
      Deccoci al terzo giorno, che il Carbonaio daccapo viense a bociare in nella medesima strada col su' sacco in sulle spalle e co' un diamante 'n dito del valsente di ventimila scudi; luccicava, luccicava quella pietra preziosa da cavar gli occhi soltanto a guardarla.
      All'urlìo s'affaccia la camberiera e visto l'anello corre a tutte gambe dalla padrona:
      - Signora, signora, che cosa stupenda! Il Carbonaio ha oggi un anello, che nel mondo de' simili nun se ne pole trovare.
      Dice la Marchese per l'ambizione di possederlo:
      - Chiamalo su, e domandagli se me lo vende. I' gli do 'n baratto quest'altri du' diamanti e il di più in muneta.
      Ma il Carbonaio 'gli arrispose:
      - Che! i' nun vendo la mi' robba; la regalo a chi mi fa una grazia.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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