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      'Gli è appunto il tempo del ricatto.
      A quella voce la Caterina perdiede il cervello, e salta al buio giù dal letto e va a niscondersi gufata in un cantuccio insenza pensare al su' bambino.
      Il Maestro fu inutile che s'arrabinass'a cercarla barbottando resìe, e da ultimo, infiammito dall'aschero, sentuto con le mane il bambino, a forza di coltellate l'ammazzò e doppo fuggì via più lesto del vento.
      Ficuratevi la poera Caterina, che dolore! quando lei nuscita fora da quel cantuccio e acceso un lume si avvedde del su' figliolo morto dientro un lago di sangue! Si strappava i capelli e piagneva dalla pena, e scramava:
      - Oh! me sciaurata, che farò io? Se torna il mi' sposo, lui crederà che la colpa 'gli è tutta mia e chi sa il gastigo che mi tocca, abbeneché innocente. Oh Dio, Dio! il mi' caro bambino, il frutto del mi' amore, nun l'ho saputo difendere da quel birbone di Maestro. Era più meglio che avess'ammazzato anco me! I' nun starei accosì disperata con tutte queste disgrazie a ridosso.
      Ma oramai cominciava a spuntare 'l giorno e la Caterina per nun farsi trovare con quello spettacolo 'n cambera, si mettiede 'n fretta i su' panni e, scese le scale alla cheta, scappò via dalla villa attraverso 'l bosco, e cammina cammina alla ventura in sulla sera viense a un poggiolo, addove una pastora menava le pecore a pascere per que' prati.
      Dice:
      - Fanciullina, che saresti contenta di barattare i vostri vestiti co' mia?
      - Ma che gli pare, signora! - gli arrispose quella: - e' nun stanno al paragone.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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