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      Accosì, ognuno dalla su' parte, camminavano in cerca della sorte per poi rivienire a casa e raccontare a su' pa' tutt'i successi, e che lui giudicassi chi era degno di moglie.
      Il più piccino de' tre giovanotti, e per nome s'addomandava Peppe, capitò doppo dimolti giorni a un'osteria in una città lontana, e rimase in nel vedere nel bel mezzo della piazza una bara con dientro un morto e che tutti sbergolando male parole lo strapazzavano. Chi gli strappava la barba, chi gli sbarbava i capelli, un altro gli portava via un orecchio, un altro il naso.
      Peppe a un simile spettacolo corse tra la gente; dice: [431] Perché tutti codesti spregi a un morto? Mi pare una 'nfamità sprofumata. Che 'n questi loghi nun sanno nemmanco rispettare i morti?
      Ma gli arrisposano:
      - 'Gli è l'uso per quelli che moiono pieni di debiti. Questo birbone se n'è ito 'nsenza pagare nimo, e però se l'è meritato questo gastigo.
      Scrama Peppe:
      - Smettete subbito, che i debiti del morto gli pago io e menatelo a seppellire diviato. Viengano i creditori all'osteria, e chi mi presenta le su' carte 'n regola, sarà saldato d'ugni suo avere.
      Ficurarsi! Nun stettano a farselo ripetere per du' volte lo 'nvito, e Peppe con di bone ricevute libberò quel morto da que' malestrosi, e quando lo vedde sotterrato se ne partiede daccapo per il su' viaggio; e camminò tanto e po' tanto, che finalmente Peppe 'nsenza più un becco d'un quattrino, stracco e affamato, si sperse per un bosco, che era già buio fitto, e pioveva e gragnolava da parere quasi il finimondo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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