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      Peppe gli disse alla ragazza chi era e per che ragione lui viaggiava, e la ragazza gli arraccontò che per una disgrazia dovette fuggir via dal su' Palazzo reale e da un Re lontano su' vero padre, mentre che l'oste 'n scambio l'aveva raccolta spersa da bambina e rallevata per su' figliola.
      Scrama Peppe:
      - Questa è una bella nova! E i' ti prumetto che divierrai la mi' legittima sposa a male brighe i' ho finito il mi' giro per il mondo e scontrato la mi' sorte. E però ho fatto pensieri di rimettermi domattina 'n cammino, e nun ti dubitare, che la mi' parola i' te la mantiengo a ugni patto, basta che te mi siei fedele.
      Dice la ragazza:
      - I' t'averò dientro 'l core giorno e notte. Va' pure al tu' destino, e al tu' ritorno te mi troverai tal e quala mi lassi, sempre fedele in vita e in morte.
      Accosì si dissano addio, e Peppe a bruzzolo, doppo d'essersi licenziato dall'oste, se n'andette e riprincipiò a camminare per indove la strada lo portava. Lui camminò delle settimane, insino a che viense in un altro Regno e fece motto a una locanda, e al solito per buscare il campamento s'allogò per isguattero; ma nun era passo dimolto tempo che la figliola del locandieri, ragazza piuttosto bruttina, s'invaghì cotta di Peppe e voleva che lui in tutti i modi la pigliassi per su' moglie.
      Dice:
      - Te sara' contento e nun ti mancherà ma' niente, perché, vedi! i' posseggo una borsa che basta ficcarci la mano per ritirarla sempre fora piena di munete d'oro.
      A Peppe la borsa sì gli garbava, ma no la ragazza; e poi s'arramentava della su' prumessa a quella prima dell'osteria:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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