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      Dice l'omo:
      - Mi sbaglio! Qualcosa i' l'ho porta. Il padrone mi diede una cofaccia con ordine espresso che la mangiassi a desinare 'l giorno doppo il mi' arrivo. Dunque, giacché è l'ora del desinare, si vadia a tavola per sentire che robba m'ha regalo.
      Si messano a tavola l'omo, la su' moglie e 'l su' figliolo, e alle frutta lui stroncò la cofaccia in du' pezzi e cascorno di dientro 'n sulla tovaglia trenta scudi di muneta sonante. Ficuratevi l'allegria e 'l contento! Tutti a una voce benedirno quel bon padrone, perché nun aveva soltanto dato tre consigli giudiziosi al su' lavorante, ma anco reso i trenta scudi che costavano.
     
      E accosì la novella 'gli è finita,
      E se 'un vi garba leccatevi le dita.
     
     
     
     
      NOVELLA LIV
     
     
     
      Cicerchia o i ventidua Ladri
      (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
     
     
     
      Du' fratelli poeri andevano un giorno per uno al bosco a far legna, e accosì cercavano di buscacchiare alla meglio il campamento della famiglia, perché gli erano ammogliati e co' un branco di figlioli; e il fratello maggiore si chiamava Menico e il minore Gigiuccio.
      Toccava a Menico di sortire al lavoro, sicché lui, messo 'l basto e le ceste al ciuco, s'avviò là là in verso la macchia, e nel rammontare il seccume si dilontanò tanto ché fece buio, e per di più, nascette a un tratto una gran burrasca di pioggia, di toni e di saette da parere il finimondo. Menico, per ripararsi dal frùscio dell'acqua, legò il ciuco a piè d'una quercia e poi lui ripì dientro al folto delle rame, e 'gli aspettava che si rinsenerassi per ritornarsene a casa, e in quel mentre che lui steva lì gufato, in verso le dua doppo la mezzanotte, vedde vienire sotto la quercia un branco di ventidua ladri armati di stioppi e di stilletti, che si fermorno, e avevano addosso de' gran fagotti e sacchi pienati di robba.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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