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      A Menico gli si scommosse il bubbolino dalla paura d'esser scoperto e dicerto ammazzato, più poi quando il capo-ladro trovò il ciuco e disse:
      - Ohé! qui c'è qualcuno in nella macchia. Si cerchi e dategli 'n sul capo 'nsenza misericordia.
      Per sorte un di quegli altri ladri s'oppose:
      - A quest'ora e con questo tempo chi volete che sia qui? Hanno lasso 'l ciuco i boscaioli e son faggiti. È più meglio nun lo toccare, che nun s'avveggano del nostro covo qua dientro.
      Il capo-ladro fu persuaso e accostatosi a piè della quercia scramò:
      - Cicerchia, apriti.
      [445] A simile comando una lapida niscosta sotto terra si spalancò e tutti e' ladri bucorno giù nello sprofondo, e doppo un bel pezzetto risortiti fora, il capo-ladro disse:
      - Cicerchia, serrati,
      La lapida si rimettiede da sé al su' posto e i ladri si dilontanorno alla rifruga.
      Menico capì subbito che lì ci doveva essere 'l magazzino de' rubbamenti, e a male brighe nun sentiede più lo scarpiccìo de' ladri, pian pianino scendette dalla quercia e con l'idea d'arrisicare una bella sorte anco lui scramò:
      - Cicerchia, apriti.
      La lapida al comando s'apri e Menico infilziò dientro alla buca, e vedde uno stanzone gremo d'ugni ben di Dio.
      'Nsenza trattienersi Menico prendé quattrini da pienarne le du' ceste del su' ciuco, e poi vestuari, lenzola, copertoi, e anco prosciutti, salami e ceci, e rinuscito fora, disse:
      - Cicerchia, serrati, - e la lapida si serrò.
      E siccome il sole principiava a far capolino, Menico mettiede il ciuco al trotto e 'n verso le cinque lui era già a casa.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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