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      I bottegai si vedevano sparire 'l pane, il prosciutto, il cacio e nun sapevano chi ringraziarsi di simile malestro: gli arrebban dato 'l capo per le mura dalla disperazione.
      Quando i tre fratelli, sazii e rinvioliti, si trovorno a un logo indove c'erano tre strade, disse 'l maggiore:
      - Ci s'ha a partire ognuno da sé in cerca della fortuna; ma di qui a un anno si fisserà di far motto a un posto, e se la sorte ci ha assistiti, ci si deve fabbricare un bel palazzo e godersela con le nostre ricchezze.
      - Si, sì, tutti d'accordo, - scramano quegli altri dua, e fissato il ritrovo, ognuno se n'andiede per una di quelle tre strade.
      - Addio, addio e alla rivista!
      Il fratello maggiore doppo camminato un bel pezzo per dimolti giorni arrivò a una gran città, che ci comandava un Re amante de' divertimenti, e questo Re aveva una figliola da marito, bella sì, ma anco un po' troppo sderta e capricciosa.
      Si pole dire che nel palazzo reale da un anno all'altro nun rembolavano dallo spassarsi, con desinari, conversazioni, feste, e ugni sera c'era sempre un gran concorso di signori e signore paesane e forestiere; ci pareva la cuccagna.
      Appunto 'l Re deva un ballo, e il fratello maggiore volse andarci anco lui e gli fu facile ottenere subbito l'invito, perché lui con quella su' borsa si trattava da Principe e già lo cognoscevano per un riccone. Dunque la sera si presenta al palazzo vestito con lusso e per prima cosa si mettiede a un tavolino da gioco; e lì gioca pure, e sempre perdeva a mucchi le munete; ma nun si sgomentava, perché a frucare dientro la borsa delle munete nun gliene mancava mai.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Principe