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      Il Romito che steva a vedere dalla grotta pigliò anco i capelli, e Fiordinando e il ministro svegliati a notte scura nun s'erano accorti di nulla.
      Fiordinando nun capiva come mai gli succedeva sempre questa disgrazia d'addormirsi, e quasimente si sarebbe rifatto con il su' ministro; gli deva noia il pensare che già aveva perso du' giorni inutili, e che quello doppo la Regina del Portogallo partiva per Pietroburgo 'nsenza che lui ci potessi discorrire. Fece giuro di nun bevere più vino; ma l'oste gli alloppiò 'n scambio 'l brodo della minestra.
      In ugni mo', arrivi al prato for di porta l'ultimo giorno, Fiordinando, che già si sentiva la testa pesa, tira di tasca du' terzette e le mostra al su' ministro:
      - Se te nun sta' sveglio a badarmi, queste sono per te. I' te le scarico nel cervello, va' franco.
      Doppo, che nun s'arreggeva più, si sdraiò lungo disteso morto di sonno.
      Il ministro, tra per la brama di servire 'l padrone, tra per la paura delle terzette, si sforzò a tutto potere di tienersi scionno; ma fu inutile, che alla fine gli si serrorno gli occhi e diacé accanto di Fiordinando appioppo propio per bene.
      Di lì a un po' deccoti la Regina: lei s'accosta e s'arrabinava a risedere Fiordinando ora con gli urli risvoltolandolo in sull'erba, e visto che nun gli [496] rinusciva, principiò a piagnere tanto forte, che 'n scambio di lagrime gli cascavan giù per le gote delle gocciole di sangue; sicché presa la su' pezzola si rasciuttò il molle delle gote e poi mettiede la pezzola sanguinosa in sul viso di Fiordinando, e arritorna all'albergo montò 'a carrozza e se n'andette addirittura a Pietroburgo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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