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      In questo mentre Anselmo se n'arritornava da Roma doppo la su' lontananza obbligata di du' boni mesi, che a lui parseno secoli, tant'era la smania che lo rodeva per via della su' moglie: ma prima di vienirsene alla villetta volse sentire se ma' fosse [502] successo nulla di traverso, e si portò diviato alla casa del Filosafo veneziano.
      Dice, a male brighe che lo vedde:
      - Dunque che novità mi racconta?
      Fa il Filosafo:
      - Eh! caro mio, 'gli è casca per lo 'nteresse. 'Gli ha avuto un cagnolino virtudioso in scambio d'una dormita per una notte assieme al cavaglier Petronio, e la camberiera gli reggette il lampanino.
      Anselmo perse 'l lume degli occhi a quel racconto, e fuggì 'nfurito dandosi de' pugni nel capo e con l'idea d'ammazzarla l'Argia 'nsenza misericordia; ma per istrada, che per insino alla villetta 'gli era da Bologna piuttosto lunga, gli passorno un po' i furori e a ripensarla più a diaccio borbottò:
      - E se nun è vero il tradimento dell'Argia? Che quel Filosafo sconsagrato nun poterebbe avermi messo 'n mezzo per canzonarmi delle mi gelosìe? Sarà più meglio ch'i' la pigli con manco di rabina e vegga da me se mi rinusce scoprire qualcosa. 'Gli è facile che tra padrona e camberiera si letichino e che si manifestino per dispetto tutti e' mancamenti; e allora poi 'gli è morte sicura per l'Argia.
      Dunque, co' una faccia accomida a un'allegria finta, arriva Anselmo alla villetta, e gli sposi si feciano una mana di complimenti e di feste, sicché parevan tutti pane e cacio e che dientro al core nun gli ci abitassi l'amaro e 'l sospetto.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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