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      - Pregherò il Signore che cessi una tanta vergogna - soggiunse Orlando.
      - Che pregare! Fare, fare bisogna! - gridò il vecchio Conte.
      - Scusate - s'intromise a dirgli la Contessa. - Non vorrete già pretendere che qui il nostro bimbo faccia da sé solo una crociata.
      - Eh via! non è piú bimbo! - rispose il Conte. - Compie oggi appunto i dodici anni!
      - Compiesse anche il centesimo - soggiunse la signora - certo non potrebbe mettersi in capo di conquistare la Palestina.
      - Non la conquisteremo piú finché si avvezza la prole a donneggiare col rosario! - sclamò il vecchio pavonazzo dalla bile.
      - Sí! ci voleva anche questa bestemmia! - riprese pazientemente la Contessa. - Poiché il Signore ci ha dato un figliuolo che ha idea di far bene mostriamocene grati collo sconoscere i suoi doni!
      - Bei doni, bei doni! - mormorava il Conte. - Un santoccio leccone!... un mezzo volpatto e mezzo coniglio!
      - Infine egli non ha detto questa gran bestialità; - soggiunse la signora - ha detto di pregar Iddio perché egli consenta che i luoghi della sua passione e della sua morte tornino alle mani dei cristiani. È il miglior partito che ci rimanga ora che i cristiani son occupati a sgozzarsi fra loro, e che la professione del soldato è ridotta una scuola di fratricidii e di carneficine.
      - Corpo della Serenissima! - gridò il Conte. - Se Sparta avesse avuto madri simili a voi, Serse passava le Termopili con trecento boccali di vino!
      - S'anco la cosa andava a questo modo non ne avrei gran rammarico - riprese la Contessa.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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