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      Peraltro la storia genuina non si era ancor potuta sapere, e correva anche una vaga voce nei Levantini che prima di morire egli si fosse fatto turco. Turco o non turco lui, a Fratta avevano battezzato me, sul dubbio che non lo avessero fatto a Venezia, e siccome la cura di sortirmi il nome fu lasciata al Piovano, cosí egli mi impose il nome del santo di quel giorno, che era appunto san Carlo. Non aveva predilezioni per nessun santo del paradiso quel dabben prete, e nemmen voglia di rompersi il capo per comporre un nome di conio singolare, ed io gliene son grato perché l'esperienza mi dimostrò in seguito che san Carlo non val punto dammeno degli altri.
      La signora Contessa aveva abbandonato solo da qualche mese la sua vita brillante di Venezia, quando le capitò il canestro; laonde figuratevi se ne vide con poca stizza il contenuto! Con tutte quelle noie e fastidi che l'aveva, aggiungersele anche questo di aver un bambino da dar a balia - e per giunta il bambino d'una sorella che avea disonorato sé e la famiglia; e impasticciato quel suo matrimonio con un mezzo galeotto di Torcello, che non ci si avea ancor potuto veder dentro chiaro! La signora Contessa fin dalla prima occhiata sentí adunque per me l'odio piú sincero; ed io non tardai a provarne le conseguenze. Primo punto si giudicò inutile per un serpentello uscito non si sapeva dove, prender in casa od assoldare una balia. Perciò io fui consegnato alle cure della Provvidenza, e mi facevano girare da questa casa a quella dove vi fossero mammelle da succhiare, come il porcello di sant'Antonio, o il figlio del Comune.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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