Pagina (74/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Gli è vero che i castighi toccavano tutti a me; e che almeno per questo lato la sua imperturbabilità non aveva nulla di meritorio. Mi toccavano, pur troppo, frequenti e salati, perché i miei spassi giornalieri con lei erano una continua infrazione ai precetti della Contessa, e senza sindacare di chi fosse il torto, la colpa punita prima era la mia perché la piú patente e recidiva. D'altronde nessuno avrebbe osato castigare la Contessina all'infuori di sua madre; e costei per solito non se ne dava pensiero piú che d'una figliuola altrui. Per la Pisana c'era la donna dei ragazzi; e fino a che non l'avesse dieci anni la vigilanza materna si dovea limitare a pagar due ducati il mese alla Faustina. Dai dieci anni ai venti il convento, e da venti in su la Provvidenza, ecco la maniera d'educazione che secondo la Contessa dovea bastare per isdebitarla di ogni dovere verso la prole femminile. La Clara era uscita di convento ancor tenerella per far l'infermiera alla nonna; ma la stanza della nonna le tenea vece di monastero e la differenza non istava in altro che nei nomi. Quella cara contessa, abbandonata dalla gioventù e dalle passioni che pur le aveano dato sentore di qualche cosa che non fosse proprio lei, erasi talmente riconcentrata in se stessa e nella cura della propria salute temporale ed eterna, che fuori del rosario e d'una buona digestione non trovava altre occupazioni che le convenissero. Se agucchiava calze era per abitudine, o perché nessuno aveva la mano tanto leggera da far maglie abbastanza floscie per la sua pelle dilicata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Contessa Contessina Pisana Faustina Provvidenza Contessa Clara