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      Quanti anni lo portassi io non ve lo potrei dire con precisione. Certo era già fatto giovane che lo aveva ancora, ed anzi lo sparagnava pei giorni di festa, perché la testa essendomisi ingrossata pareva a me che mi si addicesse mirabilmente alla fisonomia e che mi desse un certo estro da far paura. Un giorno che era alla sagra di Ravignano oltre Tagliamento e che si ballava in piazza sul tavolato, io mi presi lo spasso di farmi beffe di alcune Cernide dei Savorgnani che venivano a tutelare il buon ordine della fiera collo schioppo in una mano, e con un tovagliolo nell'altra pieno di ova, burro e salame, per fare, come si dice, la frittata rognosa. Quelle Cernide coi loro sandali di legno, colle giubbe di mezzolano spelato, e con certi musi che odoravano di minchioneria lontano un miglio mi facevano crepare dalle grandi risate; onde tra me e qualche altro bravaccio di Teglio e dei dintorni si cominciò a far loro le corna, e a domandare se erano buoni a rivoltar le frittate, e se intendevano cuocerle colle scarpe. Allora uno di loro ci rispose che andassimo a ballare che s'avrebbe fatto meglio; ed io facendomi innanzi gli soggiunsi che avrei ballato pel primo con lui. Come difatti feci, e presolo per le braccia, cosí come stava collo schioppo ancora in ispalla lo menai attorno nella piú curiosa furlana che si fosse mai veduta. Ma siccome egli avea posto a terra le sue provvisioni, cosí avvenne che nel girare andammo addosso alle uova, e ne fu fatta la frittata prima del tempo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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