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      Cosí tutte le cose m'erano tornate nuove e inusitate; e non solamente i mulini e i mugnai, ma i pescatori colle loro reti, i contadini coll'aratro, i pastori colle capre e colle pecore, e tutto tutto mi dava materia di stupore e di diletto. Finalmente venne un giorno ch'io credetti perder la testa od esser caduto nella luna, tanto mi sembrarono meravigliose ed incredibili le cose che ebbi sott'occhio. Voglio contarle perché quella passeggiata mi votò forse per sempre a quella religione semplice e poetica della natura che mi ha poi consolato d'ogni tristizia umana colla dolce e immanchevole placidità delle sue gioie.
      Un dopopranzo capitò alla Pisana la visita di tre suoi cuginetti figliuoli di una sorella del Conte maritata ad un castellano dell'alta. (Egli ne aveva un'altra delle sorelle, accasata splendidamente a Venezia, ma le son persone che incontreremo piú tardi). Quel dopopranzo adunque la mi fece tanti dispetti, e mi offerse con tanta barbarie allo scherno dei cugini, ch'io me la svignai arrabbiatissimo, desideroso di mettere fra me e lei quella maggiore distanza che mi fosse stata possibile. Uscii dunque pel ponticello della scuderia, e via a gambe traverso a seminati colla vergogna e la stizza che mi cacciavano da tergo. E cammina e cammina cogli occhi nella punta dei piedi senza badare a nulla, ecco che quando caso volle che gli alzassi mi vidi in un luogo a me affatto sconosciuto. Stetti un momento senza poter pensare o meglio senza poter disvincolarmi da quei pensieri che m'avevano martellato fino allora.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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