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      Se il dovere in quel caso non era poi tanto stringente, poiché né la raccomandazione dello sconosciuto pareva fatta sul serio, né io avea promesso nulla, né potea capire a che gli potesse giovare il mio silenzio sopra un fatto cosí comune com'è quello del passaggio d'un uomo a cavallo, tuttociò prova a tre tanti la rettitudine de' miei sentimenti. Fors'anco quel primo sacrificio, cui mi disposi tanto volonterosamente e per sí frivolo motivo, diede alla mia indole quell'avviamento che non ho poi cessato dal seguir quasi sempre in circostanze piú gravi e solenni. A lungo si è disputato se la fortuna faccia l'uomo o se l'uomo governi la fortuna. Ma nella disputa non si badò forse troppo fin qui a distinguere quello che è, da quello che dovrebbe essere. Certo la filosofia solleva l'uomo sopra ogni influsso di astri o di comete; ma gli astri e le comete gravitano sopra di noi molto tempo innanzi che la filosofia ci insegni a difendercene. È spesso la sola fortuna che viene apparecchiando i nutrimenti alla ragione prima ancora che questa non sia nata. E cosí le circostanze dell'infanzia, se non governano l'intero tenore della vita, educano sovente a modo loro quelle opinioni che formate una volta diventano per sempre gli incentivi delle opere nostre. Perciò badate ai fanciulli, amici miei; badate sempre ai fanciulli, se vi sta a cuore di averne degli uomini. Che le occasioni non diano mala piega alle loro passioncelle; che una sprovveduta condiscendenza, o una soverchia durezza, o una micidiale trascuranza non li lascino in bilico di creder giusto ciò che piace, e abbominevole quello che dispiace.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253