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      - chiese ancora colui che avea parlato il primo.
      - Se l'ho veduto oggi? ma se dicevano che fosse morto annegato fin dall'anno scorso! - ripigliò la vecchia. - E poi confesso alle Loro Eccellenze che patisco un po' negli occhi...
      - Udite pure! era lui! - tornò a dire lo sgherro. - Perché non dircelo prima che sei orba come una talpa, vecchiaccia grinza? Su in gamba, a Portovecchio, figliuoli! - soggiunse rivolto ai suoi.
      E tutti quattro presero per la strada di Portovecchio, che era l'opposta a quella battuta un quarto d'ora prima dal barbone.
      - Ma sbagliano per di là - volli dir io.
      - Zitto; - mi bisbigliò la Martinella - lascia andare quella cattiva gente, e diciamo invece un pater noster a san Rocco che ce ne ha liberati.
      La Pisana durante il colloquio cogli sgherri avea riavuto tutto il suo coraggio, e mostrava da ultimo un contegno piú sicuro di tutti noi.
      - No, no; - diss'ella - prima di pregare bisogna correre a Fratta ad avvertire il Cancelliere e Marchetto di quei brutti musi che abbiamo veduto. Oh non tocca al Cancelliere a tener lontano dal feudo del papà i malviventi?
      - Sí certo; - risposi io - ed anco li fa metter in prigione a suo talento.
      - Or dunque andiamo a far mettere in prigione quei quattro brutti uomini; - riprese ella trascinandomi verso Fratta - non voglio, no, non voglio che mi spaventino piú.
      Donato ci seguiva posto affatto in non cale dalla capricciosa fanciulletta; e la Martinella erasi rimessa in ginocchione dinanzi a san Rocco, come se nulla fosse stato.
     
     
      CAPITOLO QUARTO


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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