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      Del resto continuò a far dimora qua e là nel paese; ed a esercitare a pro' del pubblico il suo ministero di privata giustizia. La sbirraglia di Portogruaro gli era stata sguinzagliata addosso due volte; ma egli sbatteva la polvere con tanta velocità e conosceva sí bene i nascondigli e i traghetti della campagna, che di pigliarlo non ne avean fatto nulla. Quanto al sorprenderlo nel covo era faccenda piú difficile ancora: tutti i contadini erano dalla sua, e nessuno sapeva dire ov'egli usasse dormire o ripararsi nei rovesci del tempo. Del resto, se la sbirraglia di Portogruaro si moveva con troppa solennità per arrivargli improvvisa alle costole, i zaffi e le Cernide dei giurisdicenti avevano troppo buon sangue coi paesani, per corrergli dietro sul serio. Alle volte, dopo settimane e settimane che non s'era udito parlare di lui, egli compariva tranquillo tranquillissimo alla messa parrocchiale di Cordovado. Tutto il popolo gli faceva festa; ma egli la messa non l'ascoltava che con un orecchio solo! e l'altro lo teneva ben attento verso la porta grande, pronto a scappare per la piccola, se si udisse venir di colà il passo greve e misurato della pattuglia. Che questa usasse la furberia di appostarsi alle due porte non era prevedibile, stante la perfetta buona fede di quella milizia. Dopo messa egli crocchiava cogli altri compari sul piazzale, e all'ora di pranzo andava difilato colla sua faccia tosta nella casa dei Provedoni che era l'ultima del paese verso Teglio. Il signor Antonio, Uomo di Comune, chiudeva un occhio; e il resto della famiglia si raccoglieva con gran piacere in cucina dintorno a lui a farsi raccontare le sue prodezze, e a ridere delle facezie che infioravano il suo discorso.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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