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      Avrebbe dato ogni cosa che gli domandassero per essere uno di quei pesci tanto dimestici con lei; si sarebbe accontentato di rimaner là tutto il tempo di sua vita a contemplarla. Ma egli era piuttosto sottile di coscienza, e quei piaceri goduti di furto, anche nel rapimento dell'estasi, gli stuzzicarono entro una specie di rimorso. Si diede dunque a fischiare non so qual arietta, con quanta aggiustatezza ve lo potete immaginare voi che sapete per prova l'effetto prodotto nella voce e sulle labbra dai primissimi blandimenti dell'amore. Fischiando senza tono e senza tempo, e movendo qua e là le frasche come capitasse allora, egli giunse traballando piú d'un ubbriaco sul margine della fontana. La giovinetta s'era assestata il fazzoletto intorno alle spalle, ma non avea fatto a tempo a trarre i piedi dall'acqua, e rimase un po' vergognosa un po' meravigliata di quella visita inopportuna. Leopardo era un bel giovine; di quella bellezza che è formata di avvenenza, insieme, di forza e di pace; la bellezza piú grande che si possa vedere e che meglio riflette l'idea della perfezione divina. Aveva del bambino nella guardatura, del filosofo nella fronte e dell'atleta nella persona; ma la modestia del vestire affatto contadinesco moderava di molto l'imponenza di quell'aspetto. Perciò a prima giunta la fanciulla non ne fu tanto turbata come se il sopraggiunto fosse stato un signore; e piú si rassicurò al levar gli occhi del suo volto, che certo lo riconobbe e mormorò con voce quasi di contento - Ah è il signor Leopardo!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Leopardo