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      Quell'anima infervorata guarda compassionando all'inutile fatica, e l'amore misto di pietà di sfiducia di memoria e di sprezzo diventa martirio. È inutile tentarlo: il cielo non si scala coi superlativi, e la volontà non basta a tener accesa una lucerna cui vien mancando l'olio. Le anime piccole debbono diffidare di sé, e piú delle proprie passioni quanto sono piú intense; in esse l'amor tiepido può durare a lungo fausto a sé e ad altrui; l'amor veemente è una meteora è un lampo che piú infelicità produce quanto maggiori speranze avea suscitato. Ma la infelicità cosí prodotta è tutta per gli altri, giacché i frivoli non son tali da sentirla. Per questo non si danno eglino cura alcuna di schivar le occasioni ond'essa deriva; e da ultimo si oppone a ciò la estrema difficoltà di obbedire quell'antico precetto: Conosci te stesso! - Chi osa confessare od anche solo creder sé piccolo di cuore? Bisogna in verità uscire con un salto da questi ragionamenti che sono un perpetuo laberinto di circoli viziosi, e dai quali null'altro è messo in chiaro, senonché per le indoli forti e superiori sono piú numerose e fatali le occasioni di sventura pei disinganni e le miserie preparate loro dalla vana fiducia degli inferiori. Pieghiamo sí il capo adorando dinanzi a questi misteri dai quali rifugge il sentimento della giustizia. Ma pensiamo che dentro di noi la giustizia ha un altare senza misteri. La coscienza ci assicura che meglio è la generosità colla miseria che la dappocaggine colla contentezza.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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