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      - Tu sei testimonio che egli se n'è ito prima ch'io avessi compreso a dovere il significato dello scritto!
      - Eccellenza, io sarò testimonio di tutto quello che comanda lei!
      - Pure sarebbe stato meglio che il cavallante avesse tardato una mezz'ora!...
      Fulgenzio sorrise da par suo; e il Conte andò in cerca del Cancelliere per partecipargli il nuovo e piú terribile imbroglio nel quale erano invischiati.
      Chi fosse Fulgenzio, e quale il suo uffizio, voi ve lo immaginerete come me lo immagino io; ed erano frequenti simili casi, nei quali la Signoria di Venezia adoperava il piú abietto servidorame per invigilare la fedeltà e lo zelo dei padroni. Quanto al Venchieredo, in onta alla sua apparente tracotanza, ne ebbe una gran battisoffia dalla lettura di quella nota perocché comprese di volo che gli si voleva far la festa senza misericordia: perciò sulle prime vinsero gli argomenti della paura. Poco appresso tornò a confidare nella propria furberia, nelle potenti attinenze, nella mollezza del governo; e cosí tornò daccapo a tentare le scappatoie. La prima ispirazione sarebbe stata di saltar sull'Illirio; e vedremo in seguito se ebbe torto o ragione a non darle retta. Ma poi pensò che non sarebbe stato sí facile il catturar lui senza qualche gran chiasso, e alla peggio per fuggire di là dall'Isonzo ogni ora gli pareva buona. Il desiderio di vendicarsi ad un colpo di Fulgenzio, del Cappellano, dello Spaccafumo e del Conte, e di imporre le ragioni della forza anche sulla Serenissima Signoria la vinse a lungo andare in quel suo animo feroce e turbolento.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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