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      La Faustina la Pisana ed io ci mettemmo tantosto a cercarla; chiama di qua cerca di là, non ci fu verso che la potessimo trovare. L'ortolano soltanto ci disse averla veduta uscire dalla parte della scuderia un paio d'ore prima; ma di piú egli non ne sapeva, e credeva la fosse rientrata, come costumava, dalla banda del piazzale colla signora Contessa. Di lí certo non l'avrebbe potuto ripassare, perché il fattore avea eseguito tanto appuntino gli ordini ricevuti, che del ponticello non rimaneva vestigio. D'altronde la notte cadeva già buia buia, e non era a credersi che la fosse stata a zonzo in fin allora. Ci rimisimo dunque in traccia di lei, e solo dopo un'altra ora di minute ed infruttuose indagini la Faustina si decise a rientrare in cucina per dare ai padroni quella tristissima nuova dello sparimento della Contessina.
      - Giurabbacco! - sclamò il Conte - certo quei manigoldi ce l'hanno portata via!
      La Contessa volle affliggersene assai, ma la propria inquietudine la occupava troppo perché la vi potesse riescire.
      - Figuratevi - continuava il marito - figuratevi cosa son capaci di fare quegli sciagurati che danno del contrabbandiere a me per poter mettere a soqquadro il paese! Ma me la pagheranno, oh sí che me la pagheranno! - soggiungeva sotto voce per paura che non lo udissero fuori del girone.
      - Sí, chiacchierate, chiacchierate! - riprese la signora - le chiacchiere son proprio buone da aiutarvi a friggere! Ecco che da tre ore noi siamo chiusi in rete e non avete pensato a nessuna maniera da levarci di ragna!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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