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      - Quale? chiedono i filosofi. - Non chiedetelo a me, se sventura vuole che non vi faccia contenti quella sapienza secolare che si è condensata nella fede. Chiedetelo a voi stessi. - Ma certo se la materia organica anche sciolta la compagine umana seguita a fermentare ed a vivere materialmente nel grembo della terra, lo spirito pensante dovrà agitarsi tuttavia e vivere spiritualmente nel pelago dei pensieri. Il moto, che non si arresta mai nel congegno affaticato delle vene e dei nervi, potrà retrocedere o acquietarsi nell'instancabile e sottile elemento delle idee? - Lucilio si fermò cogli occhi quasi estatici ad ammirare le sembianze della sua compagna. Allora un riverbero di luce gli lampeggiò sul volto, e per la prima volta un sentimento non tutto suo ma comandatogli dai sentimenti altrui si fece strada nelle pieghe tenebrose del suo cuore. Si riebbe peraltro da quella breve sconfitta per tornar tristamente padrone di sé.
      - Divina poesia! - diss'egli togliendo gli occhi dal bel tramonto che omai si scolorava in un vago crepuscolo - chi primo si alzò con te nelle speranze infinite fu il vero consolatore dell'umanità. Per insegnare agli uomini la felicità bisognerebbe educarli poeti, non scienziati o anatomici.
      La Clara sorrise pietosamente; e gli chiese:
      - Ella dunque, signor Lucilio, non è gran fatto felice?
      - Oh sí, lo sono ora come forse non potrò mai esserlo! - sclamò il giovine stringendole improvvisamente una mano. A quella stretta scomparve dal volto della fanciulla lo splendore immortale della fede, e la luce tremula e soave del sentimento vi si diffuse come un bel chiaro di luna dopo l'oscurarsi vespertino del sole.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Clara Lucilio