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      Se questo è segno di coraggio, essi furono in quella circostanza i cuori piú animosi del castello.
      - Ma cosa ne dice lei? cos'è il suo parere in questa urgenza? - chiese con non minor ansietà di prima il signor Conte.
      - Dei pareri non ce n'è che uno - soggiunse Lucilio. - Son ben munite le mura? sono sprangate le porte e le finestre? ci sono moschetti e spingarde alle feritoie? V'ha per questa notte gente sufficiente per vegliare alla difesa?
      - A voi, a voi, Capitano! - strillò la Contessa invelenita pel contegno poco sicuro dello schiavone. - Rispondete dunque al signor Lucilio! Avete disposto le cose in maniera che si possa credersi al sicuro?
      - Cioè; - barbugliò il Capitano - io non ho che quattro uomini compresi Marchetto e Germano; ma i moschetti e le spingarde sono all'ordine; e ho anche distribuito la polvere... In difetto poi di palle, ho messo in opera la mia munizione da caccia.
      - Benissimo! credete che quei manigoldi siano passerotti! - gridò il Conte.
      - Freschi staremo a difendercene coi pallini!
      - Via, per cinque o sei ore anche i pallini basteranno; - riprese Lucilio - e quando loro signorie sappiano tener a freno quegli assassini fino a giorno, io credo che le milizie del Vice-capitano avranno campo di intervenire.
      - Fino a giorno! come si fa a difenderci fino a giorno, se quei temerari si mettono in capo di darci l'assalto!? - urlò il Conte strappandosi a ciocche la perrucca. - Ne uccideremo uno, agli altri il sangue andrà alla testa, e saremo tutti fritti prima che il signor Vice-capitano pensi a mettersi le ciabatte!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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