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      Come donna era dessa in vero d'età piú che matura; come veneziana aveva dimenticato la fede di nascita, e nelle maniere nelle occhiate nell'acconciatura ostentava la perpetua gioventù che è il singolar privilegio delle sue concittadine. Di veneziane, come dissi, ne viveva a Portogruaro un buon numero; ma tutte appartenenti o al ceto mezzano o alla minuta nobiltà. Una gran dama, una gentildonna di gran levatura esercitata in tutti gli usi in tutti i raffinamenti della conversazione, mancava in fino allora. Perciò furono beate di possederne alla fine un esemplare; di poterlo contemplare, idoleggiare, e copiare a loro grado; di poter dire infine: - Guardate! io parlo, io rido, io vesto, io cammino come la senatoressa Frumier. - Costei, furba come il diavolo, si prese grande spasso da tali disposizioni. Una sera chiacchierava piú di una gazza; e il giorno dopo aveva il divertimento di veder quelle signore giocar tra loro a chi dicesse piú parole in un minuto. Ogni crocchio si cambiava in un vero passeraio. Un'altra volta faceva la languida la patita: non parlava che a voce sommessa e a singulti; tosto le ciarliere diventavano mutole; e pigliavano il contegno d'altrettante puerpere. Un giorno ella scommise con un gentiluomo venuto da Venezia di far metter in capo alle principali di quelle dame penne di cappone. Infatti ella si mostrò in pubblico con questo bizzarro adornamento sul toupé, e il giorno stesso la podestaressa spiumò tutto un pollaio per ornarsi la testa a quel modo. Però fu essa tanto clemente verso i capponi della città da non insistere in quella moda; altrimenti in capo a tre giorni non ve ne sarebbe rimasto uno col vestimento che mamma natura gli diede.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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