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      Le giovani signore erano disposte a favorire le loro parti; soltanto qualche vecchia paralitica teneva pei rigoristi; effetto d'invidia piú che di persuasione. Insomma voleva dire che il nobile Senatore trovò anche nel clero un crocchio sceltissimo di conversatori, i quali, tagliati sul suo stampo, avvezzi al suo stesso modo di vedere e uguali a lui di studi e di coltura, potevano fargli passare delle ore molto piacevoli. Gli piaceva conversare, ragionare, discutere alla libera; raccontare e udir raccontare novelle e burlette piuttosto leste; e infiorar il discorso di barzellette e di proverbia senzaché qualche schizzinosa torcesse il naso. Lí trovò gente a suo modo. Neppur le pallottole di mercurio si corrono dietro e si fondono con tanta pertinacia, come i simili e i consenzienti in una società. Perciò nella conversazione del Senatore un crocchio si formò a poco a poco, si divise dagli altri e prese posto intorno al padrone di casa. Tutti è vero avrebbero avuto voglia di entrarvi; ma non tutti hanno il coraggio di assistere ad una disputa senza intenderla, di ridere quando gli altri ridono, senza capire il perché, di pigliar un pestone sui piedi seguitando a mostrar il viso allegro, e di restar in mezzo ad un numero di brave persone senza essere interrogato né arrischiare una parola. Gli ignoranti adunque, gli sciocchi, gli ipocriti, i costumati se ne ritrassero bentosto; e rimase l'oro purissimo della classe raffinata, dotta, motteggiatrice. Rimasero il canonico di Sant'Andrea, l'avvocato Santelli, altri due o tre curiali, il dottorino Giulio Del Ponte, il professor Dessalli, e qualche altro professore di belle lettere, un certo don Marco Chierini, riputato il tipo piú perfetto dell'abate elegante, e tre o quattro conti e marchesi che aveano saputo unire l'amore dei libri a quello delle donne, e lo studio dell'antichità colle costumanze moderne.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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