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      Fu dunque da loro presentato all'illustre Senatore; e questi in breve ebbe campo a ringraziarli di ciò come d'un segnalato favore. Egli conosceva del resto da molti e molti anni il dottor Sperandio, che ricorreva a lui in ogni cosa che gli abbisognasse a Venezia. Si lamentò adunque garbatamente col figlio del suo vecchio amico perché avesse creduto necessaria la malleveria di terze persone a potersi presentare in sua casa. Nel dargli commiato, la prima sera, si congratulò secolui che il bene dettogli di lui fosse un nulla in confronto a quello che egli stesso ne avrebbe dovuto dire in seguito. Il giovane s'inchinò modestamente fingendo di non trovar parole per rispondere a tanta gentilezza. La conversazione di Lucilio era per verità cosí vivace cosí amabile e variata, che pochi davano piacere quanto lui soltanto ad udirli parlare; il solo professor Dessalli lo vinceva d'erudizione, e fra esso e Giulio Del Ponte si poteva star in sospeso per la palma del brio e dell'arguzia. Se quest'ultimo lo sorpassava talvolta in prontezza, e in abbondanza, Lucilio prendeva tosto la rivincita colla profondità e l'ironia. Egli piaceva agli uomini come senno maturo; Giulio aveva la gioventù dello spirito e incantava le simpatie. Ma il far pensare lascia negli animi tracce piú profonde che il far ridere; e non v'è simpatia che non si scolori ad un solo raggio d'ammirazione. Questa, anziché essere come la prima un dono grazioso da eguale ad eguale, è un vero tributo imposto dai grandi ai piccoli, e dai potenti ai deboli.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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