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      E se la conversazione successe di dopopranzo, aggiunse certamente una mezza dozzina di testi; ma non lo so di sicuro e voglio sparagnarne l'interpretazione ai lettori.
      Lucilio era adunque diventato, come dice la gente bassa, il cucco delle donne. Queste vanerelle, in onta alle capricciose leggi d'amore, si lasciano facilmente accalappiare da chi fa in qualche maniera una prima figura. Nessun piacere sopravanza forse quello di essere da tutti invidiate. Ma Lucilio un cotal piacere non lo permetteva a nessuna di loro. Era gaio estroso brillante nelle sue rade escursioni fra le tavole del giuoco; indi tornava a capitanare la conversazione del Senatore senza aver fatto vedere neppur la punta del fazzoletto ad alcuna di quelle odalische. Soltanto, passando o ripassando, trovava modo d'inondare tutta la persona di Clara con una di quelle occhiate che sembrano circondarci, come le salamandre, di un'atmosfera di fuoco. La giovinetta tremava in ogni sua fibra a quell'incendio repentino e soave; ma l'anima serena ed innocente seguitava a parlarle negli occhi col suo sorriso di pace. Pareva che una corrente magnetica lambisse co' suoi mille pungiglioni invisibili le vene della donzella, senzaché potesse turbare il profondo recesso dello spirito. Piú insormontabile d'un abisso, piú salda d'una rupe s'interponeva la coscienza. La modestia, piú che il luogo inosservato ove costumava sedere, proteggeva la Clara dalle curiose indagini delle altre signore. Sapeva ella farsi dimenticare senza fatica; e nessuno poteva sospettare che il cuore di Lucilio battesse appunto per quella che meno di tutte si affaccendava per guadagnarselo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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