Pagina (368/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Cosí s'era venuto perfezionando Raimondo nelle sue arti di feudatario; e di pari passo anche la sua idolatria per la Clara aveva imparato modi piú discreti ed accorti. La Contessa temendo ch'egli si raffreddasse credette giunto il momento di tastare il padre Pendola. Lo invitò parecchie volte a pranzo, lo volle seco alla partita della sera; dimenticò monsignore di Sant'Andrea per andarsi a confessare da lui; e infine quando credette il terreno apparecchiato a dovere, pose mano a seminare.
      - Padre - gli disse ella una sera in casa Frumier, dopo aver abbandonato il gioco per non so qual pretesto, ed essersi ritirata con lui su un cantone della sala - padre, ella è ben fortunato di aver un allievo che le fa onore!
      La Contessa volse un'occhiata quasi materna a Raimondo che ritto dinanzi a Clara aspettava ch'ella avesse finito di prendere il caffè per ricevere la tazzina. Il reverendo padre posò sul giovane una simile occhiata, raggiante in pari proporzioni di affetto e di umiltà.
      - La ha ragione, signora Contessa - rispose egli - son proprio fortune; poiché del resto il precettore ha ben poca parte nei meriti dell'allievo. Terra buona dà buon frumento solo volerlo raccogliere; e terra magra non dà nulla, quantunque si voglia inaffiarla con secchie di sudore.
      - Oibò, padre; non dirò mai questo! - ripigliò la Contessa - la invidiava giusto appunto perché ella si è trovata in grado di meritare e di procurarsi una tale fortuna. Secondo me la buona educazione d'un giovine collocato in cosí buon punto per far del bene, è il merito piú grande che si possa vantare verso la società!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Raimondo Clara Contessa Pendola Sant'Andrea Frumier Contessa Raimondo Clara Contessa Contessa