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      - Quello d'una nobildonna che educa e forma delle ottime madri di famiglia non è certo minore - rispose il reverendo.
      - Oh, padre! noi ci mettiamo poco studio. Se il Signore ce le dà belle e buone, la grazia è sua. Del resto una saggia economia, un buon ordine di casa, una buona dose di timor di Dio, e la dote della modestia sono tutti i pregi delle nostre figliole.
      - E lei ci dice niente, lei?... Economia, buon ordine, timor di Dio, modestia!... Ma c'è tutto qui, c'è tutto!... Sarei anche per dire che ce n'è d'avanzo; perché già il buon ordine insegna gli sparagni, e il timor di Dio conduce all'umiltà. Mi creda, signora Contessa, fossero donne cosifatte sui piú gran troni della terra, ancora ci farebbero una degna figura!
      Il cuore della Contessa si slargò come una rosa a una lavata di pioggia. Corse collo sguardo dal buon padre Pendola alla Clara, dalla Clara a Raimondo, e da questo ancora all'ottimo padre. Questa giratina d'occhi fu come il tema della sinfonia che si apprestava a suonare.
      - Mi ascolti, padre reverendo - continuò, tirandosegli ben vicina all'orecchio benché monsignore di Sant'Andrea la fulminasse con due occhi di basilisco dal suo tavolino di picchetto. - Non è vero che al primo comparire del signor Raimondo, da queste parti si mormoravano contro di lui... certe cose... certe cose...
      La Contessa balbettava, quasi sperando che l'ottimo padre le porgesse quella parola che le mancava; ma questi stava, come si dice, in guardia, e rispose a quel balbettamento con un'attitudine di maraviglia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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