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      - Oh, santi del paradiso! - sclamò la signora - qual consolazione per mio cognato! che aiuto di spirito per la cognata! che, padre reverendo! lei vorrebbe proprio adattarsi alla vita meschina d'un maestro di casa?
      - Sí, quando il mio alunno si maritasse - rispose il padre Pendola.
      - Oh, si mariterà, si mariterà! non li vede? paiono proprio fatti l'uno per l'altra.
      - Infatti se io dicessi una parola... Raimondo... Basta! mi lasci studiare i loro temperamenti, che li osservi un pochino anch'io...
      - Eh, cosa serve mai studiarli questi cuori di vent'anni? Non li vede, no!? basta una squadrata negli occhi... i loro pensieri, i loro affetti sono là. E poi si fidi di me!... Sono tre mesi, sa, ch'io li studio tutte le sere. Si figurerebbe lei, padre reverendo, che da sei settimane io meditava di farle questo discorso e che me ne è sempre mancato il coraggio?
      - Davvero, signora Contessa?... Oh cosa la mi conta! Mancare il coraggio a lei di chiamarmi a parte di un'opera di tanta carità e di tanto utile e di tanto lustro per due intere famiglie!
      - Non è vero, padre, che la pensata è buona?... E non sarà un bel regalo di nozze se si otterrà dall'Inquisitore di veder graziato del resto della pena quell'altro poveretto?... Cosí finirà una lunga serie di dissidi, di malanni, di sciagure che affliggeva tutte le anime buone dei nostri paesi!
      - Oh sí, certo! e io mi ritirerò contento, se potrò affidare la felicità del mio figliuolo d'anima a una sí compita sposina; ma son cose, Contessa mia, che vanno ponderate a lungo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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