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      Ora che vi conosco meglio nella pratica della vita, non mi vergogno dal ricredermi, e dal confessare che m'era ingannato. Lo vedete bene, parlo a mio danno. Quando la sposa entrerà in questo castello per una porta, io necessariamente dovrò uscire dall'altra...
      - Oh no, padre! non dica questo! non mi tolga il soccorso dell'opera sua e del suo consiglio!... Mi creda che io non dimenticherò mai quanto le devo! Anche due mesi fa quei passatori di Morsano mi avrebbero accoppato, se ella non li riduceva a piú discreti sentimenti facendo loro accettare una piccola riparazione in denaro! E dire che io non aveva tocco un dito a quella loro sorella... Glielo giuro, padre!
      - Sí, figliuolo, vi credo pienamente; ma non dovete offendere la mia modestia col ricordare questi debolissimi meriti; vi prego a dimenticarli, o almeno a non parlarne piú. Quello che è stato è stato!... Come vi dico, io mi ricredo da quello che pensava utile a voi un anno fa; ora mi piacerebbe vedervi accasato stabilmente, ed onorevolmente. Lasciandovi al fianco una sposina buona, paziente, divota, io mi ritirerei piú contento nella nicchia della mia vecchiaia...
      - Ma padre! non mi dicevate voi sempre che anche maritandomi io, voi sareste rimasto il paciere, il consolatore, il vincolo spirituale fra me e mia moglie! che per oro al mondo non avreste consentito di separarvi da me?...
      Il padre Pendola infatti avea parlato molte volte su questo tenore finché non avea sperato di giungere a un miglior posto. Allora che gli veniva fatto d'intravvedere di meglio pescando nei torbidi ecclesiastici di Portogruaro, diede a quelle sue parole una piú larga interpretazione.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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