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      Amen
      .
      In un cantoncino rimasto bianco stavano scritte con carattere piú minuto e posteriore quest'altre due massime:
      Quando sei buono a nulla per vecchiaia o per malattia, considera ogni servigio che ti si rende come un dono spontaneo.
      Non sospettar il male; ne vedi anche troppo di certo per immaginarti l'incerto. I giudizi temerari sono proibiti dalla legge del Signore. Ch'egli mi benedica. Amen
      .
      Confesso la verità che dicifrata questa scrittura io rimasi umiliato di molto ed anche un po' afflitto d'averla letta. Io che avea sempre stimato Martino un semplicione, un dabbenuomo, un buon servitore, umile, premuroso, riservato come se ne usavano una volta e nulla piú! Io che appetto a lui, massime negli ultimi anni, dappoiché rosicchiava un po' di latino, mi teneva per un uomo di conto, e mi stimava di seguitare a volergli bene, quasi fosse la mia una gran degnazione! Io che avrei sdegnato di fargli parte del mio peregrino sapere per paura non già che essendo sordo non mi udisse, ma che non mi comprendesse pel suo ingegno zotico e triviale!... Guardate! con quattro righe buttate giù sulla carta egli me ne insegnava dopo morto piú ch'io non avrei potuto insegnarne agli altri studiandoci sopra tutta la vita! Di piú, frammezzo a' suoi precetti ve n'erano di tanto sublimi nella loro semplicità ch'io non arrivava a comprenderli; e sí che le parole dicevano chiaro! - Per esempio, dove stava scritto di cercare quali altri doveri sconosciuti ci incombessero da adempiere se l'adempimento di quelli che conosciamo non bastasse a farci vivere in pace con noi stessi, cosa voleva dire il buon Martino?


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Martino Martino