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      Ma già parecchi se n'aveano, e il frutto ricavato cominciava a moltiplicarsi, e a manifestarsi nella parte piú docile e riflessiva della gioventù. Io sarei stato fra i piú benemeriti col mio ingegno, colla mia fisonomia bella e simpatica, colla mia loquela pronta e calorosa. Ne avrei avuto premio, nella soddisfazione della coscienza (e questo è senza dubbio il migliore), sia anche negli onori temporali, e nelle ricompense eterne. Lo stato avea bisogno di magistrati zelanti, accorti, operosi; e li avrebbe trovati in mezzo a noi. Né bisognava rifiutarvisi, perché la carità del prossimo e il bene della patria e della religione devono imporre silenzio alla modestia. Tutti gli uomini erano fratelli, ma il fratello piú destro non dee consentire che il meno destro si precipiti alla cieca. L'amore deve essere oculato sempre, e qualche volta severo. La mano può percuotere, lo deve anzi in certi casi; ci s'intende che il cuore dee conservarsi caritatevole, indulgente, pietoso e piangere per quella triste necessità di dover castigare per migliorare, e tagliare per correggere. Oh, il cuore, il cuore! A sentir l'avvocato Ormenta, egli lo aveva cosí grande, cosí tenero, cosí ardente, che potea sí sbagliare per eccesso, non mai per difetto di amore.
      Frattanto certe cose che notava intorno al signor avvocato non mancavano di darmi qualche po' di stupore. Prima di tutto quella sua casaccia umida scura e quasi ignuda continuava a promovermi nei nervi un senso di ribrezzo come la tana della biscia.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Ormenta