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      Raimondo intanto, frodato della sua lusinga, non disperava per nulla di soperchiare un nemico cosí malconcio e avvantaggiato di poco com'era il Del Ponte. Ma la sicurezza ch'egli mostrava sull'esito di quel duello, allontanava da lui piucchealtro il cuore della Pisana. Le donne son come quei generali cui preme piú l'onore della bandiera che la vittoria; accondiscendono a capitolare, ma vogliono esser cinti dalle parallele e minacciati dalle bombe. Un'intimazione alla bella prima, senza apparecchi militari e senza avvisaglie, non la si fa che alle fortezze di poco conto; e non v'è figliuola d'Eva cosí spudorata da confessare di esser tale. Raimondo, respinto colle belle parole, tornò all'assalto coi regali. La Pisana era piú orgogliosa che delicata e accettò coraggiosamente i regali senza quasi domandare da chi le venissero. Passeggiera contentezza per Raimondo, e nuova bile per me. Ma dopo tutto, la segreta soddisfazione d'una buona opera mi teneva il cuore in una calma triste e monotona bensí, ma non priva di qualche diletto. Adoperava anche possibilmente di metter in pratica una delle massime ereditate da Martino, di dimenticare cioè i piaceri venutimi dall'alto, e di cercarli al basso fra i semplici e gli umili. A questo mi erano continua occasione le faccende di cancelleria. Ho la vanagloria di credere che dal tempo dei Romani in poi la giustizia non fosse amministrata nella giurisdizione di Fratta colla rettitudine e colla premura da me adoperata. Un briciolo di cuore, qualche po' di studio e di ponderazione aiutata da un discreto buon senso mi dettavano sentenze tali che la firma del Conte era onorata di potervi fare in calce la sua comparsa.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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