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      Al Conte non mi arrischiava, al Canonico era inutile, al fattore dannoso il mover parola: e la Pisana, cui ne accennai qualche volta, mi rispondeva squassando le spalle, che alla mamma non si potea comandare, che le cose erano sempre ite cosí, e che già lei non se ne dava fastidio, ché avrebbe vissuto in una maniera o nell'altra. La tristarella pareva essersi corretta di molto dalle sue bizzarrie. Senza mostrarsi né adirata né contenta del mio riserbo, mi trattava con bastevole confidenza; e a Giulio poi faceva sempre buon viso, benché si vedesse che non era nella solita smania de' suoi innamoramenti. La maggior parte della giornata la passava in camera della nonna, e pareva si fosse preso l'assunto di farle dimenticare la lontananza della sorella maggiore; ma la povera vecchia, omai affatto imbecillita, non era neppure piú in grado di esserle riconoscente de' suoi sacrifizi. Questi non diventavano perciò che piú meritori. Quando la nuova del noviziato della Clara fu sparsa nei dintorni, capitò in castello il Partistagno che non vi si era piú fatto vedere dopo l'esito tragico-comico della domanda solenne. Egli urlò strepitò e sragionò molto; spaventò il Conte e Monsignore, e partí dichiarando che andava a Venezia a chieder giustizia e a liberare una nobile donzella dall'inconcepibile tirannia della sua famiglia. Il tempo trascorso lo avea persuaso sempre piú del valore irresistibile de' proprii meriti, e contro tutte le ragioni che aveva per ritenere il contrario, si ostinava a credere che la Clara fosse innamorata di lui, e che i suoi parenti non gliela volessero concedere per qualche causa misteriosa ch'egli si proponeva di svelare in seguito.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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