Pagina (552/1253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - Insomma, signor mio - ripigliai - qui non si tratta di sapere cosa avverrà domani: si tratta di esaudire o no le inchieste d'un popolo libero. Si tratta di rendergli quello che gli fu estorto con quel tirannico dazio delle macine, piú di aprire a suo profitto quei granai dell'erario che ormai sono diventati inutili perché i Schiavoni possono tornar a casa quando loro aggrada.
      Un mormorio di scontento corse per le bocche di tutti, ma il Capitano che era dilicato d'orecchio e udiva ingrossar di fuori un nuovo tumulto fu piú moderato degli altri.
      - Io sono il Vice-capitano delle milizie e delle carceri - mi rispose egli. - Questi (e m'additava un omaccio grosso e bernoccoluto) questi è il Cassiere dei dazi; quest'altro (un figuro lungo e magro come la fame) è il Conservatore dei pubblici granai. Investiti dalla Signoria delle nostre cariche, noi non possiamo certamente riconoscere in lei un legittimo magistrato né obbedire al piacer suo senza un rescritto della Signoria stessa.
      - Corpo e sangue! - io gridai. - Son dunque avogadore per nulla?
      Quella gente si guardò in viso allibita per tanta baldanza; laonde io piú impegnato che mai a sostener la mia parte uscii affatto dai gangheri.
      - Io, signori, ho promesso di tutelare gli interessi del popolo e li tutelerò. Piú devo tornare a Fratta prima di sera, e prima di sera voglio dar ordine a tutte queste faccende. Mi hanno capito, signori? Altrimenti io ricorro al popolo e lascio fare a lui.
      - Ho capito - rispose con maggior tenacità ch'io non m'aspettassi il Vice-capitano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





Schiavoni Capitano Vice-capitano Cassiere Conservatore Signoria Signoria Fratta Vice-capitano