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      Ahi, ahi!
      pensai fra me "ecco l'aristocrazia che rigermoglia!".
      Giulio Del Ponte, soprattutto, gli pareva, per usar la sua frase, un saltamartino. La Pisana adoperava male a non torselo d'infra i piedi, che l'era un cantastorie pieno di tossi, di miserie e di melanconia. Le belle ragazze devono badare ai bei giovani, e quei mezzi omiciattoli in Levante si mandano a vender bagiggi per le contrade. Io mi scaldava tutto a questi aforismi del signor padre; e quasi sarei stato lí per fargli una confessione generale. Non mi tratteneva piú la compassione per Giulio, ma una certa vergogna di mostrarmi ragazzo e innamorato ad un uomo cosí esperto e ragionatore. Egli continuava a codiarmi, e intanto narrava le dilapidazioni della Contessa, e la ruinosa indifferenza del conte Rinaldo che si perdeva a far lunari nelle biblioteche, mentre la bassetta e il faraone strappavano di mano a sua madre le ultime razzolature del loro scrigno. Mi confessò con maligna compiacenza che la Contessa avea cercato di sentir il peso delle sue doble, ma che non avea potuto vederne neppur il colore; e in questo batteva la mano al taschino sulla solita sonagliera di monete. Tale guardinga taccagneria non mi andò a' versi affatto, e son quasi certo ch'egli se ne avvide. Ma non usò per questo la cortesia di cambiar registro, anzi vi ribadí sopra come un uomo incapato nella propria opinione che il danaro sia la cosa meglio apprezzata ed apprezzabile. Io invece dei pochi ducati che aveva in tasca ne avrei dato la metà al primo accattone che me li chiedesse; e forse la pensava cosí perché ne aveva sempre avuti pochi.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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