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      Per essi la lotta è un bisogno; e senza speranza non può esservi lotta. - Giulio Del Ponte non fu il solo che si scotesse alla romana apostrofe del Foscolo; anche Lucilio la onorò d'un sorriso tra l'amichevole e il pietoso; ma non credette opportuno rispondere direttamente.
      - Chi di voi - soggiunse egli - chi di voi ha badato questa sera al Villetard mentr'io esponeva le sue condizioni all'ex-Procuratore?
      - Ci ho badato io - soggiunse un uomo alto e ben tarchiato che seppi esser lo Spada, quello che volean dare per compagno al Manin nel nuovo governo. - Egli mi avea viso di traditore!
      - Bravo cittadino Spada! - riprese Lucilio - soltanto egli crederà di esser niente piú che un buon servitore del proprio paese, un ministro accorto e fortunato. Già è qualche tempo che sulle bandiere di Francia la gloria ha preso il posto della libertà!
      - E che volete farci? - sclamò rozzamente lo Spada.
      - Nulla - continuò Lucilio - perché non ci possiamo nulla. Soltanto, per chi ancor nol sapesse, voglio dichiarare la mente nostra nell'operare questa rivoluzione prima che ce ne venga il comando formale da Milano. Gli è appunto che la diffidenza è un'ottima virtù sopratutto pei deboli, ma temo che non basti. Si vorrebbe che i Francesi fossero aiuto e non esecutori; ecco l'idea. Vorremmo mutarci da noi, non farci mutare da altri come gente che ha perduto la facoltà di moversi. I Francesi ci dovranno venire perché lo possono e lo vogliono; ma trovino almeno tutto fatto, e non ci si incastrino nei fianchi come padrini!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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