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      - Vengano i Francesi a risparmiarci la guerra civile, e le proscrizioni di Silla! - sclamò il Foscolo.
      Il Barzoni, che non aveva mai parlato, alzò il capo per fulminar d'una occhiata l'imprudente oratore.
      - Ben detto - riprese tuttavia Lucilio - ma dovevi dire: vengano a risparmiarci un altro secolo di torpore uguale ai decorsi e con diverse apparenze. Vengano a scuoterci, a spaventarci, a farci vergognare di noi, a sollecitare colla paura di lor tirannia lo svegliarsi operoso e sublime della nostra libertà... Ecco quello che dovevi aggiungere!... Se noi saremo tali da prenderli per emuli e non per padroni, lo sapremo di qui a qualche mese. Villetard ne dubita e ne teme, e ciò mi fa supporre che piú in alto di lui si desideri altrimenti!
      - Che importa questo? - lo interruppe Amilcare. - Noi rispettiamo le tue parole, cittadino Vianello, ma sentiamo i nostri polsi intolleranti di schiavitù, e ci ridiamo di Villetard e di chi sta sopra di lui, come ci ridiamo di San Marco, degli Schiavoni, e del procurator Pesaro!
      Lucilio stornò la mente da tali considerazioni forse troppo tristi o tardive per lui, e si volse a me con un fare quasi paterno.
      - Cittadino Altoviti - egli disse - vostro padre si è adoperato moltissimo a vantaggio della libertà; gli si deve una ricompensa ch'egli vuol cedere a noi. Non se gli avrebbe badato se la vostra indole e la vostra condotta non davano lusinga di veder continuati in voi gli esempi famigliari. Voi siete uno dei membri piú giovani del Maggior Consiglio, siete uno fra i pochi, anzi fra i pochissimi che voterete per la libertà non per codardia ma per altezza di animo.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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