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      Ma invece del Generale, trattenuto da rimorsi o da vergogna, non ci capitò che sua moglie, la bella Giuseppina. Essa sbarcò in Piazzetta con tutta la pompa d'una dogaressa; e ne aveva se non la maestà certo lo splendore in quelle sembianze di vera creola. Tutta Venezia fu a' suoi piedi; coloro che avevano accarezzato Haller, il banchiere, l'amico di Bonaparte, per ottenerne una prolungazione di agonia alla vecchia Repubblica, accarezzarono, adularono, venerarono allora la moglie del sensale dei popoli, perché non si uccidesse prima della nascita quell'aborto nuovo di libertà. Io pure mi pavoneggiai colla mia splendida tracolla di segretario nel corteggio dell'Aspasia parigina. Vidi la sua bella bocca sorridere alle gentilezze veneziane, udii la sua voce carezzevole bisbigliare il francese quasi come un dialetto italiano; io, che n'avea studiato un pochino in quei tempi di infranciosamento universale, balbettava a mia volta l'oui e il n'est pas con taluno degli aiutanti di campo che l'accompagnava. Infine fosse prestigio di bellezza, o apparenza di buona volontà, o tenacità di lusinghe, le speranze degli illusi ebbero qualche ristoro dalla visita di quella donna. Perfino mio padre non iscrollava piú il capo, e mi spingeva ad avanzarmi a farmi vedere nella prima fila degli adulatori.
      - Le donne, figliuol mio, le donne son tutto - mi diceva egli. - Chi sa? forse il cielo ce l'ha mandata: da picciol seme nascono le grandi piante; non mi stupirei di nulla.
      Invece il dottor Lucilio, che addomesticato col ministro di Francia fu ammesso piú d'ogni altro all'intrinsichezza della bella visitatrice, non partecipò, per quanto mi pare, a codesto invasamento generale.


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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