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      - Ma no, Leopardo, te ne scongiuro!... lasciami tentare se non altro! È impossibile che ti lasci morire a questo modo!...
      - Lo voglio, Carlino, lo voglio; se mi sei amico devi accontentarmi d'una grazia. Siedi vicino a me, e finiamo conversando come Socrate.
      Io conobbi che non c'era nulla da sperare da una sí tremenda tranquillità; sedetti vicino a lui deplorando quella triste aberrazione che perdeva cosí miseramente uno degli animi piú forti che io m'avessi mai conosciuto. Quell'accorgimento di mandare pel prete accusava assoluto disordine di cervello in un suicida; perché egli non dovea ignorare che l'azione da lui commessa si riguardava dalla religione come un grave e mortale peccato. Sembrò ch'egli indovinasse tali pensieri perché si accinse a ribatterli senzaché io mi prendessi la briga di esprimerli.
      - N'è vero, Carlino, che ti sorprende questa mia smania di aver un confessore? Cosa vuoi?... Per una fortunata combinazione mi dimenticai da molti mesi che Dio proibisce il suicidio; or ora me ne sovvenne, ed è proprio vero che la vicinanza della morte aiuta mirabilmente la memoria. Ma è troppo tardi per fortuna!... È troppo tardi: il Signore mi punirà di questa lunga distrazione, ma spero che non vorrà essere troppo severo verso di me, e che me la caverò con una passata di purgatorio. Ho sofferto tanto, Carlino, ho sofferto tanto in questa vita!...
      - Oh maledizione, maledizione sul capo di coloro che ti spinsero ad una fine cosí sciagurata!... Leopardo, io ti vendicherò: ti giuro che ti vendicherò!


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Le confessioni d'un Italiano
di Ippolito Nievo
Einaudi
1964 pagine 1253

   





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